Search

Approfondimento

Il Sacro Monte di Varallo sorge sulla sommità di uno sperone roccioso immerso tra il verde dei boschi che circondano la città. Si tratta del più antico Sacro Monte dei nove edificati tra Piemonte e Lombardia.

Il Sacro Monte di Varallo si compone di 44 cappelle e una basilica: appare come una vera e propria cittadella fortificata cinta da mura e scandita da vie, piazze, palazzi e giardini. All’interno delle cappelle statue e dipinti danno forma e voce “qui e ora” al percorso che narra la Vita, la Passione e la Morte di Gesù, dal Peccato Originale all’Assunzione di Maria. Giovanni Testori, storico dell'arte considerato il poeta del Sacro Monte, ha coniato la felicissima espressione di “Gran Teatro Montano” per definire lo spettacolo evangelico che prende vita grazie a più di 800 sculture, in legno o terracotta policroma a dimensione naturale, e più di tremila affreschi. Il complesso monumentale nacque verso la fine del Quattrocento insieme alla chiesa e al convento di santa Maria delle Grazie. A chiederlo ai signori varallesi, forte del beneplacito del Duca di Milano, è il padre francescano Bernardino Caimi, già custode dei Sacri Luoghi d’Oriente nonchè commissario del santo Sepolcro. Caimi immagina di poter realizzare una “Nuova Gerusalemme” per consentire ai fedeli varallesi e limitrofi di immedesimarsi nella spiritualità del pellegrinaggio in Terrasanta, precluso per ragioni di sicurezza e asperità del viaggio, percorrendone i luoghi simbolici riprodotti fedelmente.

Le sue idee trovarono felice concretizzazione grazie ad artisti e artigiani valsesiani o d'area lombarda, arrivati al seguito di Caimi, che danno vita ai primi complessi. A partire dal 1514 circa il progetto si arricchisce delle straordinarie capacità narrative di Gaudenzio Ferrari, pittore, scultore e architetto. La fase originaria della costruzione, che prevede l'imitazione dei luoghi di Terrasanta, terminerà verso la fine del Cinquecento con l'avvento delle revisioni strutturali e di comunicazione previste dall'architetto Galeazzo Alessi, e altri, grazie ai finanziamenti dei signori di Varallo, tra i quali Giacomo D'Adda, e le indicazioni controriformistiche veicolate a partire dall'arcivescovo san Carlo Borromeo e dal vescovo Carlo Bascapè. Il Sacro Monte si trasforma in ciò che oggi conosciamo nel corso del Seicento, compiendosi definitivamente entro la prima metà dell'Ottocento. La sua bellezza si deve al contributo di una moltitudine di artisti e artigiani di grande livello come Giovanni D’Enrico, Tanzio da Varallo, Morazzone, Luini, Gianoli, Ceranino, i Bussola, Gilardi e altri ancora. Il 1896 è considerato l'anno ufficiale di termine dei lavori (apposizione facciata della basilica).


Il Sacro Monte è una proprietà del Comune di Varallo (Amministrazione Civile del Sacro Monte) e dal luglio del 2003 è stato riconosciuto come bene di interesse mondiale tutelato dall’UNESCO. Nel 1980 la Regione Piemonte ha istituito un’area protetta denominata “Riserva Naturale Speciale” per salvaguardare le caratteristiche ambientali e paesaggistiche del Sacro Monte, dal quale si domina tutta la bassa Valsesia fino al Monte Fenera e, verso nord-ovest, il massiccio del Monte Rosa. Nel 2012 la Regione Piemonte ha affidato il complesso varallese all’Ente di Gestione dei Sacri Monti che amministra i sette Sacri Monti del Piemonte: Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta e Varallo e che opera per conservare e mantenere i complessi storici-artistici e ambientali di tutti i siti.

La visita del Complesso è un’esperienza che non può proprio mancare a quanti scelgano di raggiungere Varallo: è un percorso emozionante, immerso in ambienti belli da osservare e da vivere in tutte le stagioni

error: I contenuti del sito sono protetti. © Invalsesia.it