Supervulcano della Valsesia
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Approfondimento
Dopo circa 30 anni di studio e ricerca un’equipe di studiosi, tra i quali Silvano Sinigoi e James Quick, ha rinvenuto una serie di affioramenti di rocce vulcaniche appartenenti ad una struttura vulcanica “a caldera” ormai fossile definita “supervulcano” della Valsesia.
Per tutelare e valorizzare quest’area è stato istituito un geoparco amministrato dal Parco Nazionale della Val Grande, dall’Associazione Sesia Val Grande Geopark dall’Ente di gestione delle aree protette della Valle Sesia e il coordinamento scientifico del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Torino.
L’area del supervulcano è stata riconosciuta patrimonio UNESCO il 5 settembre 2013 mentre, a decorrere dal 17 novembre 2015, è rientrata nell’ “UNESCO Global Geoparks” in seno ad un nuovo programma relativo alla tutela delle Riserve della Biosfera e del Patrimonio Immateriale.
L’entità vulcanica valsesiana si è formata circa 300 milioni di anni fa, quando l’esplosione di un vulcano ha causato l’eruzione di una grande quantità di materiale piroclastico sprigionando un’energia pari a 250 bombe atomiche: l’eruzione ha sollevato e ruotato la parte di crosta terrestre in cui si trovava il vulcano valsesiano esploso, mettendone in evidenza il sistema di alimentazione fino a circa 30 km di profondità. Gli studiosi affermano che si tratti di un caso unico al mondo.
Le rocce che hanno costituito la realtà vulcanica sono riconoscibili in un’area che comprende la Valsesia e la limitrofa Valsessera, fino a lambire il lago Maggiore. A Balmuccia, in particolare, si osserva la parte profonda del supervulcano, costituito dagli affioramenti di peridotite del mantello tra i meglio conservati al mondo. In generale, quindi, si può osservare come le caratteristiche del territorio (ad esempio l’escursione altimetrica, le condizioni ecologiche, le forme del paesaggio) siano legate alla geologia – modellata da questo straordinario fenomeno vulcanico.