Il personaggio: famiglia Fassola di Rassa
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Approfondimento
Si tratta di una famiglia di antichissima origine: i documenti attestano le estese proprietà terriere ad essa affidate a titolo di vassallaggio dall'abazia di San Nazario Sesia, tra le quali si annoverano gli alpi Sorbella, Artorto, Talamone e Meggiana oltre a pascoli nell'area della chiesa di san Maiolo (in seguito riedificata nell'attuale chiesa parrocchiale di Santa Croce). Le sue vicende sono così strettamente legate al paese che nello stesso stemma di Rassa viene raffigurato un lupo con un bimbo in fasce, eco della leggendaria storia secondo la quale il piccolo Pietro Fassola, figlio del viceconte Emiliano “uno de' tre combattenti contro gli eretici”, nel 1333 (ma la data è controversa) venne preso da un lupo e portato nei boschi, salvandosi miracolosamente. In realtà la famiglia era presente nell'antica San Maiolo ben prima di questo episodio, se è vero che già nel 1265 appare il nome un Faxolus in un atto di donazione al convento di san Bartolomeo di Oropa, un'area adiacente alla Valsesia, prima di comparire nella Lega dei Valsesiani contro Dolcino (1305) insieme a Bernardo, Domenico e Emiliano come rappresentanti di Rassa. Già il quel periodo la famiglia era solita usare il titolo di “conte” ma alcuni studiosi ritengono che il titolo non discendesse da un effettiva estrazione nobiliare della famiglia. L'esponente più in vista del casato è Giovanni Battista Feliciano: si laureò in giurisprudenza e nel 1683 divenne Reggente generale della Valsesia. Scrisse diverse opere, tra le quali si ricordano “La Nuova Gerusalemme, o sia il Santo Sepolcro di Varallo, consacrata dall'Aug.ma Regina Maria Anna D'Austria, Madre del Gran Monarca Carlo Secondo N.S., del Conte Gio. Battista Fassola Cavaliere Aurato” (Milano, 1671), “La Vallesesia descritta e divisa in tren parti. Alòla Serenissima Altezza di D. Giovanni D'Austria consacrata” (Milano, 1672). I documenti però riportano del suo temperamento incline a fomentare i tumulti, tanto che venne minacciato di arresto e decise di fuggire in Francia, dove morì nel 1720 circa.