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14
kmq - Superficie
322
metri - Altezza
15
agosto - Festa patronale S.M.Assunta

Territorio

Il nome ricorda glareascum, il ghiareto, sul quale sorse il primo villaggio quando le acque del lago della Valsesia si ritirarono. Si tratta, quindi, di un luogo di insediamento molto antico. I documenti citano Grignasco per la prima volta almeno a partire dal 7 maggio 999, anno in cui Ottone III nomina il paese nella donazione che fa al vescovo di Vercelli Luituardo “…cum Bornade et Grignascho et districto Vallis Sicidae...”; nel 1014 appare in un decreto di Enrico II; nel 1027 è in un diploma di Corrado il Salico; nel 1133 è in una bolla di papa Innocenzo II. Il territorio di Grignasco è attraversato dal rio Mologna e s’adagia sui pendii del Monte Fenera, uno dei rilievi più importanti della Valsesia per antichità, composizione, presenza di reperti archeologici e continuità abitativa. Tradizionalmente è stato territorio di grande viticultura, estesa alle spalle dell’abitato in posizione collinare; il vino più noto era il Malconcio. Grignasco è circondato da diverse frazioni: Ara, Arvostio, Battistetto, Bertasacco, Bertolotto, Cà Marietta, Carola, Casa Negri, Garodino, Isella, Mollia d’Arrigo, Pianaccia, Sagliaschi, San Rocco, Sella, Torchio, Bovagliano.

Arte e cultura

Con un salto indietro nel tempo possiamo ricostruire l’origine del villaggio grignaschese come una serie di insediamenti, più o meno corrispondenti alle attuali frazioni, posizionati nella zona pianeggiante. A livello religioso le comunità fanno capo all’antica Plebs Grinassi, la Pieve di Grignasco, indentificata con la chiesa di santa Maria in Bovagliano (attuale area cimiteriale), peraltro matrice anche della chiesa di Romagnano. Una struttura semplice, rimodulata più volte fino alla fine dell’Ottocento, abbandonata come chiesa parrocchiale già alla metà del Cinquecento con lo spostamento dell’officio religioso nel centro medievale.

Appena sopra l’abitato stava il castello di san Genesio e, sotto le moli murarie fortificate, stavano le "cantine di Grignasco", quasi un piccolo ricetto ben difendibile attorno al quale si sviluppò l’edilizia successiva. L’area del sito fortificato si può ancora vedere, in minima parte, tra via Castello, via Torrione e piazza Garibaldi. Grignasco e Ara erano compresi nel Marchesato di Romagnano (1441 – 1550) nelle mani della famiglia Romagnano. Dal 1588, invece, il possesso del feudo entrò nelle mani del conte Giovanni Battista Serbelloni e rimase ad appannaggio dei suoi discendenti fino alla fine dell’Ottocento. Del castello, invece, resta ben poco: qualche porzione di muro immerso nella boscaglia, a circa quindici minuti a piedi dall’abitato, tra i quali si può individuare l’orientamento della cappella castrense e poco altro.

Nel tessuto urbano si trovano anche splendidi palazzi d’epoca: è il caso di Palazzo Durio, dimora dell’omonima e nobile famiglia grignaschese, caratterizzato da un elegante loggiato decorato con motivi a grottesca graffiti sull'intonaco e con lo stemma gentilizio ancora rintracciabile sopra il portone di ingresso. Gli studiosi pensano che il palazzo sia la rielaborazione di una più antica presenza fortificata. Nel prato alle spalle del palazzo sta una piccola costruzione dai caratteri tipicamente medioevali. Al "Roncaccio" si trova una casa a loggiato imponente per la quale gli studiosi, viste le caratteristiche e la posizione isolata, hanno ipotizzato un'origine monastica. In via Testa si trova un altro esempio di casa a loggiato con torre che, nel Settecento, fu la residenza della famiglia Canonica e che ospitò il Vittone durante uno dei suoi soggiorni a Grignasco durante i lavori di erezione della chiesa parrocchiale.

La straordinaria chiesa parrocchiale di Maria Assunta progettata da Bernardino Vittone è, a buon merito, il simbolo del comune e della vita religiosa. Si tratta di una chiesa nata alla fine del Settecento per fronteggiare la necessità di fornire ai fedeli un luogo di riferimento abbastanza ampio, comodo e adatto alle esigenze dell’officio religioso dopo svariati spostamenti tra le diverse chiese del territorio. I lavori furono eseguiti celermente e, verso la fine del secolo successivo, la chiesa acquisisce la bellezza che oggi possiamo osservare. La chiesa di santa Maria delle Grazie è una delle perle indiscusse di Grignasco. La sua storia travagliata, purtroppo, ce la consegna nella peggiore delle vesti: senza pavimento e aperta come fosse un cantiere a cielo aperto, dato l’interesse di studio che ha suscitato tra gli studiosi della Soprintendenza. Tuttavia, all’interno, possiamo ancora udire con chiarezza le vicissitudini storiche intercorse tra la famiglia Durio, sua fondatrice, e la comunità grignaschese. Nella posizione più alta del paese sta la chiesa di san Graziano, una delle testimonianze religiose più importanti quanto antiche del paese. Già quattrocentesca, viene rimodulata nel Seicento fino ad assumere le forme attuali.

Nel territorio circostante al centro abitato si guadagnano chiese e chiesine e villaggi di fascino. Il “Gisiolo dei Camotti”, documentato a partire dal 1631, è fondato da una certa famiglia “de Camo”, proveniente dalla frazione Camo di Cellio ma citati nel catasto di Grignasco dal 1556. Da una prima cappella dedicata a san Rocco sorgerà una chiesa per volere testamentario di Giovanni Perazzi in ringraziamento allo scampato pericolo di morte per peste; sull’altare maggiore viene posto un dipinto di Pier Francesco Gianoli (1682). La chiesa sarà poi allungata e provvista di nuova facciata nell’Ottocento. Il villaggio di Mollia d’Arrigo, citato a partire dal 1759, ha la chiesa di san Giuseppe il cui cappellano sarà, per un certo periodo, don Giuseppe Ragozzi, organaro ed organista famoso come costruttore e che si occupò anche dell’organo della chiesa parrocchiale di Grignasco.

Ara è sicuramente l’insediamento più famoso per via delle sue Grotte e ha due chiese, una dedicata a san Grato e l’altra a sant’Agata. Il vescovo Bascapé, durante la visita pastorale del 1599, cita la “cappelletta” di san Grato denunciandone l’imminente crollo e ordinando di sistemare l’edificio che fu ricostruito nella prima metà del Seicento. In quell’occasione viene posto sull’altare maggiore il dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino tra san Gaudenzio e San Grato (1645). La chiesa di sant’Agata è particolarmente antica: nel 1773 don Antonio Piana testimonia la presenza dell’iscrizione “Annina Tosalla 1457 die 13…”, scoperta su alcuni affreschi dietro l’altare ligneo, poi scomparsa. L’edificio viene ampliato nel Cinquecento e consacrata dal vescovo Carlo Bascapé nel 1599. Nel corso del secolo seguente furono praticati nuovi interventi e, nel Settecento, si aggiunse la cappella del Battistero insieme a nuovi altari in marmo. La pala dell’altare maggiore che raffigura sant’Agata in carcere è opera di Giuseppe Mazzola (1823).

Il cuore commerciale più moderno di Grignasco è stato rappresentato dalla Filatura di Grignasco, uno stabilimento per la filatura della lana pettinata. La fabbrica apre i battenti il 1° aprile 1894 grazie alla ditta Figli di Federico Bozzalla & C. poi sostituita, nel 1908, da una Società Anonima. I fabbricati occupavano un’area di 20mila metri quadrati e i vari meccanismi erano azionati da una forza motore di 400 cavalli azionati dal Sesia; erano impiegati circa 800 operai.

Sport

È il trekking lo sport maggiormente praticabile nel territorio grignaschese. Tra le passeggiate più comuni si segnalano: quella al Crocifisso di Boca, per la strada Traversagna (6,13 chilometri per ca. 1.15 ore) che passa da Sagliasco e gira intorno al colle del Mazzarello con un bel panorama; quella verso Castagnola (ca. 1.45 ore) che sale dalla strada Traversagna verso san Rocco per guadagnare Isella e sale a nord sul monte Lovagone fino alla Croce del Gallo (747 m) con splendida vista sul massiccio del Monte Rosa (Strahlhorn, Mischabel, Weissmies) e pianeggia fino a Castagnola.

Il paese ha anche un campo da calcio, un campo da tennis e una palestra comunale.

Curiosità

La tradizione del Carnevale di Grignasco nasce alla fine dell’Ottocento dalla penna e dalla fantasia di Pinet (Giuseppe) Turlo, grande uomo di poesia dialettale che di mestiere faceva il ciabattino (1871 – 1950). È lui a dare i natali a Giuan Bacéja e Mariana Curbèla, la maschera maschile e femminile del paese. Le maschere rappresentano due contadini, vestiti con “l’abito buono” della festa, che parlano solo in dialetto locale. Mentre il Giuan ha come simbolo la Bacéja, ovvero il tradizionale piatto in legno usato per mondare il riso, la sua consorte Mariana usa la Curbèla, il cesto di vimini intrecciati usato dalle donne come contenitore per la spesa e i prodotti agricoli.

Da non perdere

CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA ASSUNTA

Nel centro storico si erge l'edificio imponente progettato da Bernardino Vittone e considerato, a buon merito, il simbolo del comune e della vita religiosa


LE CHIESE DEL CENTRO STORICO

Dall'antica pieve di Bovagliano alla panoramica chiesa di san Graziano, senza dimenticare la chiesa di santa Maria delle Grazie, Grignasco offre un interessante itinerario storico e artistico


LE FRAZIONI E LE GROTTE DI ARA

I caratteristici villaggi intorno a Grignasco offrono gradevoli passeggiate e bei panorami; Ara è sicuramente l’insediamento più famoso per via delle sue scenografiche Grotte


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