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Approfondimento

La chiesa dedicata a santa Maria sorge nell'attuale zona cimiteriale, decentrata rispetto al borgo medievale. Si tratta di un luogo strategico posto alla confluenza tra due strade ad alto flusso di percorrenza nei tempi antichi: quella che sale verso Boca in direzione della via Francigena e quella che, da Romagnano, conduce verso la Valsesia.

Sappiamo del ritrovamento di diversi reperti riferibili all'età romana (embrici, un cippo, frammenti di ceramica) grazie agli scavi condotti ad inizio Novecento (anni ’20) e nel 1979 (ampliamento del cimitero); e della presenza di porzioni medievali di muratura rimaste inglobate nella parte bassa del campanile: elementi preziosi che fanno parlare gli studiosi di un sito molto antico preesistente rispetto alla chiesa attuale. Gli stessi elementi inducono a identificare questa chiesa con la Plebs Grinassi, la Pieve di Grignasco, nominata in vari modi dai vescovi durante le visite pastorali ma sempre facendo riferimento all'antichità della chiesa.

Con la fondazione del castello di san Genesio ad opera dei Durio, signori di Grignasco, e l’erezione della chiesa di santa Maria delle Grazie e dell’oratorio di san Graziano viene siglato il decentramento della chiesa di Bovagliano in favore del nuovo nucleo della vita sociale e religiosa del paese: questa di santa Maria perde la dignità di parrocchia e viene progressivamente abbandonata a partire dalla seconda metà del Cinquecento. Pertanto si rende necessario realizzare un cubicolo per ospitare un eremita con funzioni di custodia e manutenzione della chiesa. Da quel momento, e per un certo periodo, nella chiesa di santa Maria si officiano solo alcune funzioni particolari come, ad esempio, nel giorno di Natale, del primo dell’anno, nella prima domenica del mese.

I lavori di ristrutturazione della chiesa compiuti a partire dalla fine del Seicento e continuati, a più riprese, fino al 1866 hanno interessato tutta la struttura. Questi da un lato producono notizie documentarie circa l’aspetto della chiesa fino al Cinquecento: si conosce una chiesa con liscia facciata a capanna, tre ingressi corrispondenti agli altari interni; sul fianco sinistro si slancia la torre campanaria; la chiesa è a navata unica con tre absidi, quelli laterali con pianta semicircolare e quello centrale con pianta quadrata; la copertura è a volte e scandita da tre arconi trasversali. Dall'altro lato, le modifiche portano alla nascita della chiesa così come la possiamo osservare oggi attraverso, ad esempio, il rifacimento delle cappelle absidali laterali nelle quali verranno posti gli altari dedicati a san Carlo (sinistra, con pregevole tela di Pier Francesco Gianoli di Campertogno raffigurante i santi Carlo, Giovanni Battista e Gaudenzio vescovo) e sant'Antonio Abate (destro, con tela attribuibile al Nuvolone raffigurante i santi Antonio abate e Antonio da Padova con il Bambino); l’aggiunta della cantoria per l’organo nel 1702; il rifacimento di volte, sacrestia e facciata; l’ampliamento del cimitero nella parte retrostante alla chiesa. Sarà l’arciprete Carlo Silano Tartagliotti a dare le notizie più puntuali di questi numerosi lavori nell'inventario del 1731.

Agli inizi dell’Ottocento invece, sotto l’arciprete Cerini, si appronta l’altare laterale destro dedicato a san Giuseppe e si sistemano cantoria e abitazione dell’eremita. Gli ultimi lavori eseguiti saranno la sistemazione del pavimento (1847) e una nuova campagna decorativa (1866).

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