Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio abate
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Approfondimento
Nel mezzo del centro storico di Quarona sorge, imponente, la chiesa parrocchiale. Storicamente la chiesa di Sant’Antonio Abate si attesta come la seconda chiesa parrocchiale di Quarona poiché, fino al 1617 (anno della visita del cardinale Taverna che la consacra, il 9 ottobre) la pieve principale era la chiesa di San Giovanni al Monte. Lo spostamento della chiesa di riferimento per la comunità si rese necessario per via di quel sentiero un po’ impervio che rendeva lente le comunicazioni tra il paese e la sua chiesa ed eventualmente difficile la partecipazione alla vita parrocchiale da parte di anziani o infermi. La “discesa” dal monte della chiesa parrocchiale fu una pratica lunga e tortuosa, e non mancò di generare polemiche e tensioni sociali anche con i vescovi.
Il progetto di edificazione della chiesa fu affidato a padre Cleto da Castelletto Ticino nel 1599. Padre Cleto era un frate cappuccino – architetto che si occupò, tra altre opere, del cantiere del Sacro Monte di Orta, dei conventi di Romagnano (oggi Villa Caccia), Verano Brianza, Locarno e Faido (nel Ticino svizzero) e delle chiese di Fara novarese e Soriso.
La chiesa si presenta a navata unica, corredata da quattro cappelle laterali e culminante in una profonda conca absidale a pianta quadrata, anticipata da una balaustra in marmo decorata con motivi a foglie larghe.
La struttura è preceduta da un elegante portico a cinque luci, ritmato da colonnine di granito appoggiate su un dado in pietra cui corrispondono, sulla parete della facciata, delle lesene con capitelli decorati a losanga. Accanto al portale di ingresso stanno due affreschi seicenteschi rappresentanti San Cristoforo (a sinistra, 1657) e Sant’Antonio da Padova (a destra), spesso associato a Sant’Antonio Abate nelle pratiche cultuali del periodo. Sopra il portale di ingresso si trova una piccola nicchia con la statua del santo titolare in preghiera (1609) e, ai lati, un’Annunciazione dipinta; la statuina però venne in seguito sostituita da una in terracotta (1723) a causa della vetustà dell’originale, in legno.
Superata la bella bussola lignea all’interno, si entra in un’ambiente interamente affrescato (Giuseppe Bracciano, 1910) e decorato con fregi in stucco.
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Il primo vano sulla sinistra ospita l’antica vasca battesimale in pietra e, dietro, una parte del maestoso polittico Duelli. Esso venne commissionato dal casato quaronese dei Duelli, che aveva una propria tomba familiare già verso il 1467 nell’area dell’attuale altare, e fu depredato di alcune tavole nel 1975: il polittico oggi è visibile solo in parte e si può rimirare nella sua interezza solo nelle foto d’epoca. Nel registro superiore si trovano le tavole con San Defendente, San Gaudenzio vescovo, San Giovanni Battista, San Pietro e San Paolo mentre, infondo, è sopravvissuta la predella con le raffigurazioni degli Apostoli, dei Padri della Chiesa e di due angeli ai lati del trigramma bernardiniano. Le figurazioni sono inserite in una splendida cornice lignea dorata e dipinta. L’opera è di solito attribuita alla bottega di Teseo Cavallazzi che la realizzò tra gli anni sessanta e settanta del Cinquecento.
Sul fianco sinistro si aprono le cappelle della Madonna del Rosario, sul cui altare si trova la statua della Vergine con il bambino inserita in una nicchia in parte realizzata in stucco e in parte dipinta mentre, sul lato destro, sta una Annunciazione; e la cappella della Pietà, originariamente dedicata al Crocifisso, tutt’ora nella nicchia dell’altare, dove si trova il gruppo scultoreo della Pietà (ca. 1480) proveniente dall’omonima cappella che era originariamente situata all’ingresso di Quarona, poi abbattuta nel 1884 per la realizzazione del ponte della ferrovia e scenario di un eccidio nazifascista nel 1944. Le sette sculture, in legno dipinto, trovarono rifugio a fine Ottocento nella cappella ossario della chiesa di San Giovanni al monte prima di essere collocate all’interno della chiesa parrocchiale attuale.
Sul fianco destro si trovano la cappella del Sacro Cuore, originariamente dedicata a San Carlo, nella cui nicchia stuccata e dipinta si trova la statua di Gesù con, ai lati, San Domenico e Santa Rita; e la cappella di San Vincenzo, il cui corpo santo riposa in questa chiesa dal 1677. La cappella è dettagliatamente descritta nei documenti della chiesa dai quali si evince che la teca fu realizzata da Gaudenzio Sceti (1689), l’ancona è di Giacomo Fantoni della Colma mentre l’affrescatura della cappella fu affidata a Francesco Ferrari di Valduggia (1678). Originariamente era qui presente la grande tela, commissionata nello stesso periodo a Pier Francesco Gianoli come pala d’altare a copertura dell’urna, raffigurante la Santissima Trinità con San Vincenzo in abiti da milite romano e altri santi, ora sistemata sul fianco sinistro della chiesa.
Sull’arcone trionfale si osservano, dal basso: due nicchie con tavola raffigurante la Vergine con il Bambino attribuita a Gaudenzio Ferrari (ante 1513, sinistra), la riproduzione della tavola del Compianto sul Cristo morto realizzata da Gaudenzio Ferrari per il polittico della Collegiata di Varallo (ignoto autore, destra); le sculture di San Pietro (sinistra) e San Paolo (destra); gli affreschi rappresentanti gli Evangelisti, cori angelici e, nel mezzo, la Gloria di Sant’Antonio Abate
Anticamente in abside era presente un altare piramidale, come pochi se ne conservano in Valsesia, realizzato in legno scolpito, dorato e dipinto andato perduto dopo la sostituzione con quello attuale in marmi policromi (1788). Dietro l’altare si nota un crocefisso ligneo, inscritto in una cornice di marmo
La mensa d’altare e l’ambone, invece, sono stati sistemati e consacrati nel 2009.
In controfacciata si trova l’organo, risalente con molta probabilità al Settecento e appoggiato sulla cantoria in legno costruita nel 1738 dai confratelli del Santissimo Sacramento.
La torre campanaria fu inaugurata nel 1703 mentre, sul fianco destro esterno alla chiesa, si trova la cappella Ossario, risalente al 1732. L'Ossario faceva parte dell’area cimiteriale posta intorno alla chiesa, come testimoniano alcune lastre tombali rimaste sul sagrato. Nel 1910 cambiò destinazione e fu dedicata alla Madonna di Lourdes ma, grazie ai restauri terminati nel 2021, è stata ripristinata la visione sulla originaria Pietà dipinta all'interno.