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Approfondimento

La primitiva chiesa parrocchiale di Guardabosone risale, probabilmente, al Trecento. Verso il 1626 la comunità ottenne l'autonomia parrocchiale staccandosi da Crevacuore e il diritto di nomina del parroco, per cui decise di operare un radicale ampliamento della struttura.

La riedificazione effettiva iniziò nel 1724 e procedette fino alla seconda metà del Settecento (1785, data riportata nel sottotetto). Il progetto, guidato dai fratelli Biglia di Torino, ha mantenuto alcune parti della muratura originaria (area sud-ovest), ha reimpiegato le colonne nel portico esterno, ha mantenuto un affresco sotto il portico raffigurante la Vergine del Rosario con il Bambino in Gloria insieme a sant’Agata e san Grato, e alcuni arredi interni tra i quali la pila dell'acqua santa, in marmo bianco di Massucco e nella cui base si trova incisa la data del 1582. Il risultato è un ampio edificio con quattro cappelle laterali, volte a botte e due piccole absidi simmetriche, una con l’entrata laterale e una con il fonte battesimale.

La chiesa parrocchiale di Sant'Agata è provvista di torre campanaria, alta 40,75 metri, ed è dotata di sei campane prodotte dalla fonderia Mazzola di Valduggia. Nel complesso l’edificio sviluppa delle volumetrie imponenti, sovrastando l’abitato e arrivando ad essere visibile da ogni punto della valle circostante.

La navata è scandita in tre campate dalla ritmica degli arconi e delle lesene che si alternano alle unghiature dei muri in corrispondenza delle finestre. Le forme interne di oggi, maestose, testimoniano tra affreschi e stucchi la devozione a sant’Agata e a santa Lucia, copatrona. Le statue delle due sante stanno nelle nicchie ai lati del presbiterio. La scultura di santa Lucia venne finanziata dai calzolai di Guardabosone; quella di sant’Agata fu un impegno di tutta la comunità e la sua realizzazione fu affidata a Gaetano Torno di Guardabosone (1876).

Nei quadroni laterali dell’abside, sono raccontati alcuni episodi della vita di sant’Agata: il Martirio, a sinistra, recante la data 1735 e il nome del committente, un certo P. Iohannes Zandottus. Al centro campeggia l’altar maggiore, realizzato nel 1712 in marmi policromi. Curioso il fatto che, questo altare, originariamente fosse stato pensato per la chiesa parrocchiale di Borgosesia: ma quella, nell’ambito di un corrispettivo piano di ampliamento, nel 1804 decise per la squalifica dell’altare, comprato poi da Guardabosone e sistemato al posto del precedente altare piramidale in legno  - opera di Gaudenzo Sceti di Campertogno e oggi conservato nel Museo di Arte Sacra, poco fuori dalla parrocchiale. Al centro dell’altare sta una pala del 1739 raffigurante l’Ultima Cena dipinta da anonimo autore ma attribuibile a Carlo Borsetti. Sopra l’altare si conserva ancora, a differenza della maggior parte delle chiese, il baldacchino al quale si aggrappano dei panneggi, quasi a proteggere lo spazio dell’Eucaristia, come da disposizioni impartite a partire dal periodo controriformistico.

Nella volta della cupola sta la Gloria di sant’Agata mentre, negli spicchi sottostanti, si leggono le immagini dei quattro Evangelisti con i loro simboli.

Nel fianco destro trovano posto gli altari dedicati a san Grato, realizzato nella prima metà dell’Ottocento, e a sant’Antonio Abate, caratterizzato dalla grande ancona in legno scolpito, dorato e dipinto già presente nella chiesa antica e accompagnato dalle sculture di san Francesco e sant’Antonio da Padova.

Nel fianco sinistro della chiesa si trovano la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, decorata in parte nel Seicento e in parte con marmi novecenteschi in sostituzione dello zoccolo ligneo settecentesco, nella quale sono state inserite anche le sculture di santa Caterina e san Domenico, e la cappella dedicata al Crocefisso, ottocentesca, nella quale trovano posto le sculture cinquecentesche del Crocefisso, di Maria e di san Giovanni evangelista.

Colpiscono le cromìe dell’apparato pittorico, accentuate dalle dorature eseguite dagli indoratori G. Depedini e C. Cattone (1875-76) e accompagnate dalle decorazioni in stucco e in marmo artificiale, tutte di maestranze locali ma rimaste anonime. Completa l’insieme la ricchezza degli arredi lignei: il pulpito, il fonte battesimale, i confessionali, gli altari laterali e la cantoria dell’organo sono frutto di sapienti maestranze locali, purtroppo per la maggior parte anonime. I tanti medaglioni dipinti propongono figure e vicende di svariati santi.

Elegantissimo il fonte battesimale: composto di un pilastro in marmo, settecentesco, e dell’armadiolo esagonale in legno nelle cui formelle compaiono il Battesimo di Gesù e alcuni angeli.

Sul fianco esposto a nord compaiono tre meridiane: una ormai illeggibile, della quale si vede solo lo gnomone; una seconda altrettanto illeggibile posta sotto quella dipinta; e una meridiana più complessa e restaurata, quasi un doppio orologio, dipinta da Giuseppe Mazzietti. Questa meridiana mostra, nel quadrante superiore, un orologio tradizionale secondo le forme che si diffondono nel corso dell’Ottocento, nel quadrante inferiore segna il mezzogiorno reale di Guardabosone e il mezzogiorno medio secondo il meridiano di Roma che scocca circa 16'48" prima del mezzogiorno locale e, infine, indica i mesi dello zodiaco.

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