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Approfondimento

Si tratta di una parrocchia molto antica costruita in stile romanico lombardo e che, nei primi secoli della sua storia, era unita a quella di Borgosesia. La separazione avvenne verso i primi decenni del Cinquecento, poiché i documenti attestano il totale rifacimento della struttura nel 1539, eccezion fatta per il campanile che venne solo sopraelevato.

L’interno, elegante, è ritmato da tre navate suddivise da eleganti colonne in granito.

A destra la prima cappella è decorata con una Deposizione di B. Longhetti; nella seconda si osservano le immagini di San Domenico e Santa Caterina; nella terza riposano le spoglie di San Costanzo Martire, estratte dalla catacomba di Calepodio in Roma e trasportate a Valduggia verso il 1683 per essere sistemate nell’urna realizzata da Giacomo Gazzina di Torino.

A sinistra, al termine della navata e adiacente al presbiterio, sta la cappella della Madonna del Riscatto, con la scultura della Vergine scolpita da un anonimo valsesiano tra il 1657 e il 1660 inserita in una pregevole ancona lignea di Antonio Pino (1670-73); nella terza cappella a sinistra si ammira una Natività di Gaudenzio Ferrari, attestata nei documenti come l’unica opera valduggese del maestro. Seguono l’altare della Madonna del Rosario, con una splendida scultura della Vergine scolpita da Giovanni Mainoldo tra il 1697 e il 1717; e l’altare del Crocefisso, realizzato in tempi diversi: nel 1639 Bartolomeo Tiberino prepara la Madonna Addolorata, mentre Giovanni Mainoldo nel 1716 realizza il Crocefisso e San Francesco – la nicchia venne poi sistemata e indorata da Martinolio nel 1718. Alcuni studiosi tendono ad identificare alcuni complementi di questo altare come un riadattamento settecentesco dell’antico architrave che doveva adornare l’arcone trionfale della chiesa.


Gli affreschi della volta della chiesa e del presbiterio (Cacciata dal Tempio e Sinite parvulos venire ad me) sono opera di Giovanni Valtorta di Milano risalenti al 1872. Le decorazioni in stucco furono realizzate da G. Mo della Colma. Nel presbiterio si osservano anche delle belle porte reliquiari in legno finemente intagliate e dorate, l’affresco raffigurante San Giorgio, del Valtorta, e quello della Vergine Addolorata dipinta nel Seicento dal grande Morazzone; oltre agli stalli in legno di noce del coro, semplici ed eleganti, scolpiti nel 1599 da Cesare Baratello al termine dei lavori di ampliamento della chiesa.

Sempre nel presbiterio si ammira, però, l’opera che probabilmente può essere considerata come la più preziosa: un raro esempio di polittico, perfettamente conservato, realizzato da Bernardino Lanino (1564) seguace di Gaudenzio Ferrari. Nelle tavole dipinte si osservano, dall’alto: il Dio Padre benedicente, i Santi Pietro, Paolo, Gaudenzio e Lorenzo, in alto, i Santi Giovanni Battista, Maurizio e Barbara, in basso e, nella grande tavola centrale, la Vergine in trono con il Bambino tra gli Angeli, Giuseppe, un Santo Vescovo e altre Sante. Il polittico è completo della sua predella, in basso, nella quale appaiono le figure degli apostoli e dei padri della chiesa.

In sacrestia merita uno sguardo il credenzone, eseguito nel 1719 da Carlo Giuseppe Ripa.


Esternamente, sul fianco destro della chiesa si può ancora vedere una delle antiche porte in legno, risalente al 1539, realizzata da un anonimo minusiere valsesiano (sul catenaccio si vede anche l’incisione delle lettere S.G. – San Giorgio? O le iniziali del minusiere?); mentre sul fianco sinistro della chiesa si trova la cappella ossario. Gli affreschi furono eseguiti dal Morazzone nel terzo decennio del Seicento e rappresentano il Purgatorio, la Deposizione dalla Croce, S. Paolo eremita fatto cadavere, e il Surgite Mortui, San Gregorio e San Gaudenzio. Straordinaria opera in ferro battuto è poi il cancello della cappella, fornita da un anonimo fabbro locale.

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