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Chiesa parrocchiale di San Giacomo

Invalsesia Campertogno

Approfondimento

Arrivando a Campertogno lo sguardo incontra subito il maestoso campanile e la possente chiesa di san Giacomo Maggiore, nel centro storico. Si tratta di una struttura molto ampia che ospita, sul suo fianco sinistro, anche la chiesa dedicata a santa Marta e, all'interno, un Museo di arte sacra. La storia dell'edificazione di questa chiesa è piuttosto lunga e articolata. Una chiesa più piccola esisteva già nel corso del Quattrocento e, con la separazione di Campertogno dalla parrocchia di Scopa (1415) dovette subire un primo rimaneggiamento nel Cinquecento. Fu ulteriormente ampliata e modificata fino ad assumere le forme attuali entro la metà del Settecento. Sin dal Cinquecento l'ampliamento dell'edificio doveva rispondere alla necessità di accogliere una comunità che andava sviluppandosi grazie al miglioramento delle condizioni economiche e ad un certo incremento demografico. Il paese ospitava diverse botteghe artigianali di scultura (legno, avorio) e pittura e si affermava come importante centro produttivo e culturale. La chiesa parrocchiale doveva, quindi, essere il riflesso della crescita e del benessere. Sul finire del Seicento la comunità, sostenuta dal vescovo, decise per un rifacimento generale della chiesa e sottopose la richiesta all'architetto reale Guarino Guarini. Guarini, nel 1691, fece arrivare un modellino ligneo dalla sua bottega di Torino. La comunità partecipò attivamente ai dibattiti che seguirono per stabilire se il progetto fosse adatto o se, piuttosto, fossero necessarie delle variazioni: infatti, poco dopo, fu chiesto l'intervento di Filippo Juvarra per apportare delle modifiche sostanziali.


Tra il 1720 e il 1732 venne costruita la nuova chiesa, poi consacrata dal vescovo Balbis Bertone nel 1760. La chiesa si presenta con una pianta quasi ellittica, un ampio ingresso, quattro cappelle laterali e una profonda abside. Conserva una pluralità di arredi e opere pittoriche realizzate tra Seicento e Settecento da numerose maestranze locali. Tra le opere pittoriche che decorano l'interno spiccano gli affreschi settecenteschi di Carlo Borsetti nella volta del coro e del torinese Giovanni Milocco nella navata. Nel presbiterio si trovano gli episodi della vita di san Giacomo realizzati nel 1832 dai fratelli Avondo. Si conserva l'antico catino della vasca battesimale, risalente al 1415, completa della copertura lignea del Seicento. Sull'altare della Madonna del Rosario si possono osservare i quindici Misteri affrescati dal maestro campertognese Pier Celestino Gilardi nel 1879. Gli fanno eco, nella facciata esterna, gli affreschi di san Giacomo eseguiti da Bialetti ma realizzati grazie ai cartoni preparatori del maestro campertognese Camillo Verno.


Adiacente al corpo di fabbrica maggiore si appoggia la chiesa di santa Marta, un tempo posizionata in aree che, oggi, fanno parte della chiesa maggiore. La chiesa di santa Marta fu radicalmente spostata durante i lavori settecenteschi della parrocchiale, pur conservando i suoi arredi originali. Tra questi bisogna osservare il magnifico altare ligneo piramidale scolpito, dorato e dipinto realizzato tra il 1709 e il 1710 da Francesco Antonio D'Alberto e Giovanni Mainoldo. L'altare contiene una scultura della Vergine di Gaudenzio Sceti (1689). Nel tempo successivo all'interno della chiesa presero posto numerose opere di diversa provenienza. La chiesa è sempre stata sede della Confraternita di santa Marta e san Bernardino, documentata a partire dal XV secolo.

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