Chiesa parrocchiale di Fobello
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Approfondimento
La chiesa originaria fu costruita entro il 1545. Fu distrutta da una prima esondazione del torrente Mastallone nel 1781 e ricostruita entro il 1820. Nel 1834 una seconda alluvione causò la perdita del campo santo: le cronache attestano che tutte le tombe furono scoperchiate e disperse fino a Varallo, trasportate dalla furia delle acque. Un disegno dell’architetto Antonelli ideò un nuovo campo santo, divenuto uno dei più scenografici della valle ma, nel 1919, una terza piena del torrente ne portò via metà. L’altra metà fu portata via in seguito dalla quarta inondazione, ancora più violenta, del 1923. In quell'occasione la chiesa parrocchiale fu pesantemente sfregiata e caddero anche tutti i ponti. La chiesa sarà ricostruita, a tempo di record, entro il 1931, così come le altre infrastrutture danneggiate. Le nuove tecniche di costruzione di questo periodo, con l’uso del cemento armato, hanno potuto mettere al sicuro la nuova costruzione dal terreno detritico e dalla vicinanza al Mastallone. La chiesa attuale ha una struttura a navata unica ritmata da pilastri sui quali si innestano quattro arconi trionfali e volte a botte. La zona dell’abside è ancora quella originaria, sopravvissuta ai molti incidenti. Sono custodite varie opere provenienti dalla chiesa antica e da alcuni oratori circostanti. Spicca il trittico attribuito a Giovanni Battista Scolari di Rimella (1575) raffigurante la Madonna in trono col Bambino al centro e i santi Rocco e Marco ai lati. Nel fianco sinistro si trova l’altare della Madonna del Rosario, di cui si sono conservate le tavolette dipinte da Gian Giacomo Testa nel 1582. Dell’edificio antico sono rimasti anche una vetrata figurata del 1627 (fianco sinistro), due tavole firmate da un Giacobini di Fobello in presbiterio (Adorazione dei Magi e Adorazione dei Pastori, 1777) e una serie di arredi lignei. Nell’altare destro si conservano le reliquie di san Benedetto martire, un corpo santo estratto dalle Catacombe di Roma nel 1700 con un'ampolla riempita di sangue. Le decorazioni interne attuali furono eseguite dal pittore bergamasco Rossini. All'esterno, appoggiato sul fianco destro della chiesa, svetta il massiccio campanile con guglia altissima e appuntita che, nelle forme, ricorda lo stile tardo romanico tipico del territorio alpino.
La tradizione e la documentazione parrocchiale attestano che l'oratorio della Visitazione sia più antico della chiesa parrocchiale di san Giacomo e che, per molto tempo, ebbe funzioni pievane. L’oratorio si presenta a navata unica, scandita da lesene sulle quali si appoggiano arconi trionfali e volte a botte, terminante in abside sormontata da volta a ombrello. Nel 1590 è descritto “abbastanza ampio ed ornato; consta di due navate, ciascuna con al fondo il proprio altare. La navata minore ha l’altare di san Marco con ancona e quadro; la navata più ampia ha l’ancona con al centro la Beata Vergine col Bambino, a destra san Rocco e a sinistra san Marco”. Si tratta certamente del trittico realizzato da Giovanni Battista Scolari di Rimella nel 1575, ancora visibile in abside, un’opera in linea con il gusto e le abilità degli artigiani del legno valsesiani del periodo: preziosi e accurati lavori di intaglio e scultura, doratura e pittura delle cornici che circondano le tavole dipinte con gran folla di elementi decorativi, angioletti e colonnine. Nella parte superiore del trittico stanno anche la figura del Dio Padre benedicente e, nei due tondini laterali, una Annunciazione. Sugli altari accanto al presbiterio si osservano: a destra l’altare di san Marco, la cui scultura è contenuta in una nicchia vetrata all’interno di un'altra splendida ancona lignea scolpita, dorata e dipinta, sulla cui sommità è posta la scultura del Dio Padre benedicente e, ai lati, sculture di angeli-cariatidi; e a sinistra l’immagine della Vergine con il Bambino all’interno di un'ancona settecentesca in stucco dipinto. Nell'inventario del 1735, invece, la chiesa viene descritta con una navata sola e l’antistante portichetto a quattro luci: segno evidente che, in quell'arco di tempo, fu ampliata fino a raggiungere le forme attuali.
Passeggiando tra le viuzze che inghirlandano il centro del paese si nota la successione delle eleganti stazioni della Via Crucis, frutto del lavoro congiunto tra Carlo Borsetti, autore delle scene figurate e Giovanni Antonio Orgiazzi, autore dei fregi e delle targhe in stile rocaille. Le stazioni furono ultimante entro il 1744.
In occasione delle celebrazioni legate al Corpus Domini si svolge una particolare processione: le bambine del paese, in abito tradizionale, cospargono il percorso di petali di fiori lanciandoli da cestini ricolmi al passaggio dell'Ostia Consacrata.