Chiesa parrocchiale Cravagliana
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Approfondimento
Quella di Cravagliana è stata, per lungo tempo, la “chiesa matrice” della Valmastallone. E' dedicata a santa Maria Assunta e santo Stefano, e gli studi hanno stabilito la sua esistenza già tra il XIII e il XIV secolo. La presenza tardo medievale è testimoniata dal campanile, piuttosto tozzo e dalle forme arcaiche, eco di strutture romaniche o lombardo – gotiche. Il grande san Cristoforo affrescato nel 1635 da Giacomo Filippo Monti di Orta invita a visitarne l’interno. Varcando il bel portale scolpito nella pietra in nell’anno santo del 1600, dotato di possenti ante lignee nel 1758 da Gian Antonio Alberganti, si entra in una struttura a navata unica coperta inizialmente da tetto ligneo e arcate a sesto acuto. Dal 1850 circa, invece, si decise di applicare una volta in cotto. L’abside è coperta con volta a ombrello e arricchita da tele dipinte nel corso del Seicento. La chiesa è ricca di splendide ancone lignee seicentesche scolpite, dorate e dipinte come quelle che fanno bella mostra di se nella zona presbiteriale, sotto l’arco trionfale. Quella di sinistra è dedicata alla Madonna del Rosario e fu realizzata nel 1648; quella di destra è dedicata alla Madonna del Carmine e fu realizzata entro il 1656. Entrambe le ancone presentano decorazioni a formelle, figure di santi in altorilievo, angeli cariatidi reggi-colonna, decorazioni floreali e volute - è invece spuria la scultura della Vergine nella nicchia dell’altare del Rosario (sinistra), sistemata nell’attuale posizione nel corso del Settecento al posto di una precedente che veniva vestita con abiti di stoffe del colore liturgico di riferimento. Entrambe furono eseguite da un ignoto scultore e sono considerate dagli studiosi come due delle più ricche e preziose del periodo su tutto il territorio. Il committente degli altari fu don Giacomo Alberganti, appartenente al celebre quanto potente casato, per secoli al comando delle milizie valsesiane. Lo stemma della famiglia è stato riportato al centro della predella. Sbirciando accanto all'altare del Rosario si vede una tavoletta molto semplice ma di grande significato: si tratta dell’immagine di una figura femminile (per alcuni sarebbe santa Margherita, per altri santa Caterina, per altri ancora la Vergine), incorniciata in un clipeo tondo in legno e posta sopra una iscrizione latina: “Nell’anno 1616, il primo gennaio, questa immagine fu per una notte e un giorno in mezzo al fuoco ed è rimasta illesa”. Sul fianco destro si nota una tela cinquecentesca, dai modi gaudenziani, raffigurante una Vergine in trono con il bimbo Gesù tra i fedeli oranti genuflessi, un santo vescovo, angeli, sant’Antonio da Padova con il modellino della chiesa in mano e san Pietro Martire. Il primo altare a destra è dedicato a san Massimo e vi si venerano dal 1825 alcune reliquie provenienti da Roma. I quattordici riquadri della Via Crucis appoggiati sulle pareti della navata furono eseguiti dal maestro di Cellio Lorenzo Peracino nel XVIII secolo.