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Approfondimento

La fisionomia della chiesa di San Giacomo si scorge in una posizione panoramica rispetto al centro di Varallo. Si trova appena oltre il Ponte Antonini, accanto al nobile Palazzo Scarognini-D'Adda e a picco sul Torrente Mastallone, al quale si può accedere imboccando una gradevole strada pedonale, sistemata negli ultimi anni. La primitiva chiesa di san Giacomo era una piccola cappella ad orandum, alla quale i documenti fanno brevi riferimenti quando attestano la sua esistenza almeno a partire dal 1361 per esecuzione di un legato testamentario di Bertaglione di Varallo. A quell'epoca il villaggio di Varallo terminava in questa zona: l'area circostante l'oratorio era coltivato a frutteto e prato pascolo. Con l'istituzione dell’Ospedale varallese, grazie a don Giuseppe Maio, e l'avvento della Confraternita della Santissima Trinità con il compito di condurre il nosocomio, la cappella inizia ad essere ampliata verso la fine del Cinquecento. Le direttive controriformistiche e la necessità di ospitare i fedeli diventano fattori determinanti per la successiva campagna di ampliamento e perfezionamento: i Confratelli affidano a Pietro D’Enrico di Alagna l’incarico di ingrandire la chiesa e di sistemare il portico, inglobando l'antica cappella del Crocifisso. E' molto probabile che anche la famiglia D’Adda abbia dato il proprio contributo economico, vista l'azione filantropica esercitata dalla famiglia anche in occasione degli ampliamenti o della costruzione di altri monumenti. L’interno della chiesa che possiamo visitare oggi è riccamente decorato e affrescato: spiccano, per importanza, la pala d’altare raffigurante la Beata Vergine del Rimedio tra alcuni santi, attribuita a Melchiorre D’Enrico (fratello maggiore di Tanzio da Varallo); gli affreschi del presbiterio, eseguiti da Antonio Orgiazzi "il Vecchio" (XVIII secolo); e la bellissima ancona della Santissima Trinità realizzata in legno dorato e stucco, raffinato capolavoro eseguito tra 1676 e il 1677 dallo scultore valsesiano Gaudenzio Sceti.

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