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Invalsesia Borgosesia

Approfondimento

Il Ponte di Agnona è considerato una delle opere in pietra tra le più belle della Valsesia. La costruzione del massiccio valico viene cominciata nel 1778 e terminata, tra alterne vicende, nel 1782 grazie al progetto dell’architetto napoleonico Nicolao Boine. La struttura si compone di quattro arcate e quattro piloni. Nel 1800, con la trasformazione del fiume Sesia in confine tra Italia e Francia, vengono costruiti gli uffici della dogana francese a metà della salita verso il borgo di Agnona (ancora visibili) e le postazioni di guardia appena sotto il ponte. È il periodo in cui Agnona è capoluogo del Dipartimento della Sesia. Appena accanto al ponte, ancora fino a metà Novecento, funzionava una Osteria del Ponte e, poco più in basso, un mulino.


Per la sua posizione dominante e per gli splendidi scorci di paesaggio di cui si può godere dai suoi colli, Agnona può essere definita come la cittadella della borghesia altolocata. Il territorio si estende a ca. 400 m tra il Bocchetto e il corso del rio Carbonera, all'ombra delle cime di Tortignaiga (ca. 1167 m). Di fondazione romana, fino al 1928 è stato comune autonomo. Agnona era uno dei quattro punti incastellati del territorio di Borgosesia, in sinergia con Robiallo, Montrigone, Aranco e Vanzone. Purtroppo, dell’antico castello dei Biandrate non resta nulla se non qualche rudere occultato tra la vegetazione; sono evidenti, invece, la morfologia medievale del villaggio e la sua importanza strategica derivata dalla posizione. Tra corti quadrangolari, androni voltati, grandi portoni, case eleganti (Allegra, Fassò, Pianca), passaggi di collegamento, orti e giardini terrazzati, due chiese e una cappella, si sviluppa la stradina ciottolata che congiunge frazione Isolella al centro di Borgosesia.

Dal nuovo palazzotto comunale (1876), costruito sul modello d’architettura patriottica in voga nel periodo postunitario, s’incontra la chiesa di san Michele Arcangelo. Spaziosa ed elegantemente dipinta nelle volte, la chiesa fa convergere tutta l’attenzione del visitatore sull'arcone trionfale e la grande ancona lignea absidale. Sull'arcone trionfale è dipinta la figura di san Michele Arcangelo che sconfigge il male in mezzo ad altre figure angeliche; sotto di lui sta un architrave ligneo scolpito, dorato e dipinto d’ignoto autore (ma attribuito a Gaudenzio Bonino, ca. 1630) con il Cristo crocifisso tra due angeli che reggono gli strumenti della passione. Nell'abside si trova l'ancona dell’altare maggiore, opera dello scultore varallese Gaudenzio Bonino (1630-33) realizzata in legno scolpito, dorato e dipinto: la Vergine, nella nicchia centrale, è opera ottocentesca in sostituzione dell’originale rubato nel 1979 ed è affiancata da puttini iscritti nelle quattro nicchiette laterali che sostituiscono precedenti sculture originali rubate nel 1979; angeli cariatidi reggono una struttura completata da una cuspide spezzata al mezzo dalla quale emerge il Dio Padre Creatore in atto benedicente. L'ancona è completa di angioletti e armadietti reliquiari che delimitano, nella parte bassa, l’accesso al coro.


Procedendo sulla strada interna si incontra la cappella di sant'Antonio alla quale, a fine ottocento, viene addossata una fontanella per l’acqua. La cappella, addossata alla casa di Giuseppe Antonio Regis, presenta una serie di affreschi realizzati in due campagne pittoriche: la prima nel 1513 con san Bernardo all'esterno, e una Crocifissione, la Vergine in trono con il Bambino e la mela, san Rocco, sant'Antonio e  san Fabiano, all'interno; la seconda nel 1518 con la variazione della parete destra e la dipintura di santa Chiara, dei santi Giulio e  Giuliano e del martirio di sant'Agata.

Proseguendo verso l’altro capo della strada principale si costeggia il lavatoio ottocentesco; e si raggiunge la chiesa parrocchiale di santa Maria Assunta. Con una navata a pianta centrale voltata a botte, profondo abside quadrato, quattro cappelle laterali egregiamente arredate e dipinte la chiesa conserva, al centro dell’area absidale, uno splendido altare piramidale attribuito a Bartolomeo Arecchio (1691) realizzato in legno scolpito, dorato e dipinto. La chiesa è il risultato di una serie di interventi architettonici che ne hanno confermato l’aspetto alla fine del Seicento. La introduce un elegante portico a cinque luci sotto al quale stanno affrescati un grande san Cristoforo, san Michele Arcangelo che sconfigge il male e, al centro un’Annunciazione. Precedono la chiesa la cappella ossario, di foggia settecentesca, sul sagrato; e il cimitero, anticipato da un’antica cappella affrescata con dipinti cinquecenteschi veramente rovinati tra i quali si identifica un sant'Antonio Abate.

Agnona era provvista di una scuola: dal 1744 grazie al lascito dell’opera pia Leonardi viene avviata la scuola curata dal parroco di Agnona, Giovanni Antonio Leonardi, per continuare grazie all'impegno dei parrocchiani che arrivarono a fare ipoteche per poter pagare le spese della scuola garantendo così ai bambini un’istruzione regolare.

Per un certo periodo Agnona ebbe anche l’asilo infantile (1905), una scuola di disegno e un Museo di Scienze naturali poi convogliato a Varallo.

Tra le personalità native di Agnona che hanno dato lustro all’intera Valsesia ricordiamo almeno Salvatore Lirelli (1751-1811), abate geografo e astronomo alla Reale Accademia di Scienze, il musicista Carlo Fassò (1821-1894), il pittore Giuseppe Antonio Pianca (1703-1760).

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