Il gran Carnevale
La Valsesia è una terra ricca di tradizioni secolari, sia civili che religiose, tutte custodite e vissute ancora oggi con la stessa intensità e la partecipazione d’un tempo. Una delle tradizioni più longeve è il Carnevale. Dal giorno dell’Epifania, e per una lunghezza variabile di anno in anno fino al giorno del Mercoledì delle Ceneri, il Carnevale viene festeggiato con una serie di eventi in tutti i paesi della valle, osservando caratteristiche piuttosto affini. Quelli più particolari si svolgono a Varallo e a Borgosesia.
Il Carnevale a Borgosesia
Maschera maschile: il Peru Magunella
Nasce ufficialmente nella seconda metà dell’800 dalla fantasia di Battista Mongini, primo interprete del Peru.
Maschera femminile: la Gin Fiammàa
Nasce ufficialmente nella seconda metà dell’800 dalla fantasia di Battista Mongini, primo interprete del Peru.
I festeggiamenti si aprono con l’arrivo delle maschere principali, Peru Magunella e consorte, Gin Fiammàa. Dopo la cerimonia della consegna delle chiavi della Città da parte del Sindaco, il Peru diventa a tutti gli effetti Re di “Magunopoli” (così è chiamata Borgosesia durante il suo regno).
Peru Magunella e Gin Fiammàa nascono ufficialmente nella seconda metà dell’800 dalla fantasia di Battista Mongini, primo interprete del Peru. Nel tempo la “corte” di Magunopoli viene arricchita anche da altri personaggi (mai fissi) come il Giullare, i Menestrelli, il Frate, il Gran Ciambellano, il gruppo delle Damigelle che indossando l’abito tradizionale di Borgosesia, e i Cilindrati vestiti in frac e cilindro – un abbigliamento che si ricollega alla speciale tradizione del Mercu Scûrot.
Nel tempo i rioni di Borgosesia hanno fatto nascere numerose quanto fantasiose maschere che, dagli albori del Carnevale, fiancheggiano le maschere cittadine: il “Senator” di Cravo, “l’Avucat” di Cartiglia, il “Panicet” di Foresto, il “Butareu” di Bettole, il “Pautulun” di Plello, il “Mursel” di Montrigone, il “Lassanèe” di Isolella, il “Trottapian” di Caggi, il “Tulu” di Aranco, il “Bataru” di Agnona, il “Mago dal Burghett” di Sassola, il “Pestapauta” di Valbusaga, il “Mun” della Fornace, il “Cagafeuch” di Vanzone, il “Tapinàa” di Rozzo, il “Bel Prà” di Sant’Anna; e ogni maschera conserva una sua storia particolare .
Dal giorno dell’insediamento di Re Magunella inizia una successione di eventi: la Busecca (trippa) cucinata in piazza, i numerosi Veglioni all’insegna di eleganza e trasgressione, le colorate sfilate di carri allegorici tra le vie del centro (famosi per l’alta qualità dei tradizionali lavori in cartapesta), la giornata dedicata ai bambini, e tante iniziative benefiche di solidarietà. Mentre i carnevali che seguono il rito romano terminano nel giorno del martedì grasso, il Carnevale di Borgosesia vive il suo atto conclusivo nel primo giorno di Quaresima inscenando il corteo funebre del Carnevale: è il Mercu Scûrot senza dubbio il più importante, atipico e famoso evento carnascialesco d’Italia. Dal Mercoledì delle Ceneri del 1854 questo rito, tutt’ora partecipatissimo, ha cambiato le sorti della tradizione carnevalesca del paese dandogli un rilievo nazionale.
Il Mercu Scûrot (“mercoledì scuro”) nasce con l’avvento della Manifattura Lane Borgosesia (1850) ad opera dei fratelli Antongini di Milano e del tedesco Chumachen. Quest’ultimo ebbe l’idea di una pittoresca messa in scena che, da allora, è rimasta immutata: i partecipanti mangiano e bevono per tutto il corso della giornata e indossano una “divisa ufficiale” costituita da frac e cilindro, una grande gala bianca sotto la quale spunta il cassû, un mestolo di legno utilizzato per bere il vino distribuito lungo il percorso del corteo.
Il Carnevale a Varallo
Maschera maschile: il Marcantonio
Marcantoniu Carlavèe è figlio abortito di ignoti, di professione falabracco, nato sotto il solito cavolo e come tutti gli altri simili prodotti della bontà della valle, trasportato e allevato per carità e con elemosine cittadine nel brefotrofio comunale”. Così veniva descritta la maschera varallese nel testamento pubblico del 1897. La prima apparizione risale infatti a qualche anno prima, il 1874, anno in cui il nome era citato nel testo di una canzone dialettale del compositore varallese Giuseppe Rotta. La prima apparizione certa in pubblico è del 1905, anche se risale all’anno precedente la comparsa al carnevale di Borgosesia di una carrozza con Marcantonio e la Cecca.
Maschera femminile: la Cecca
La prima Cecca del 1905 fu l’avvocato Vincenzo Negri. La maschera femminile fu per oltre mezzo secolo un uomo travestito: erano tempi in cui sarebbe stata troppo audace e inopportuna un’interpretazione femminile. La situazione divenne col tempo più matura a partire dal 1948 per la prima volta la signorina Valeria Zanone della Crosa fu chiamata a ricoprire il ruolo della Cecca. Negli anni seguenti sull’onda della moda del dopoguerra si diede avvio alla consuetudine di eleggere la maschera ogni anno durante il veglione che precedeva la patronale di San Gaudenzio, che da allora in poi si chiamò “Ballo della Cecca”.
Dal 6 gennaio fino al termine dei festeggiamenti carnevaleschi la Città è governata da Marcantonio Carlavèe e consorte Cecca. Gli eventi burleschi iniziano con la manifestazione della Veggia Pasquetta, in origine forse simbolo dell’Epifania e col tempo divenuta la madre di Marcantonio e del Carnevale in genere.
Si prosegue con il gran “Ballo della Cecca”, la serata di gala nella quale viene presentata la maschera femminile (ogni anno interpretata da una ragazza varallese diversa) per poi continuare con gli appuntamenti più tipici: la “Carnevalàa ‘nt’la stràa”, tra le strade della Città, la “Serata Culturale”, la redazione e la vendita della “Canzone della Giobbiaccia” scritta in dialetto sin dal 1866 con intenti di satira e derisione di fatti locali, il “Ballo dei Bambini”, la “Giornata della legna” del lunedì grasso che anticipa la cottura della paniccia il giorno del Martedì grasso.
A chiusura delle manifestazioni, infatti, la Paniccia (un tradizionale minestrone composto di verdure e riso cotto sul fuoco a legna acceso nelle piazze della città) viene preparata e distribuita alla popolazione secondo l’antico spirito solidale che un tempo garantiva un piatto caldo a tutti, soprattutto poveri e carcerati. Si tratta di una vera e propria festa che inizia, però, un paio di giorni prima con la raccolta e la preparazione dei vari ingredienti. La goliardìa carnevalesca termina con la rappresentazione del Processo e del Rogo di Marcantonio, la sera del Mercoledì delle Ceneri.
La paniccia di Varallo
La Paniccia oltre ad essere la più antica e longeva tradizione del Carnevale di Varallo è un piatto che conserva ancora tutto il gusto della convivialità e della gioia di stare insieme. Il giorno del martedì grasso gli enormi pentoloni borbottano allegramente sopra il fuoco scoppiettante: sin dalle prime ore del mattino nell’aria aleggia il profumo inconfondibile della paniccia.
...a spasso tra le Manifestazioni maggiori
Dal 1683 ad Alagna si svolge un’antica processione di origine Walser ogni prima domenica di ottobre. Questa ricorrenza nasce come ringraziamento dei pastori devoti alla Vergine per la protezione ricevuta verso le mandrie, i raccolti e gli alpeggi, nella speranza di passare bene il lungo e rigido inverno; nell’occasione si ricordano i defunti della montagna.
Oggi come allora, le genti Walser si riuniscono in corteo nelle adiacenze della cappelletta posta sotto la parete di Flua e scendono lungo il sentiero che costeggia il rifugio Barba-Ferrero; i partecipanti indossano gli abiti tradizionali, reggono le antiche lanterne e lo stendardo della Confraternita, cantano e pregano anche in lingua Walser recitando ad ogni tappa i Misteri del Rosario. Si tratta di una processione semplice quanto profondamente sentita, certamente un’occasione unica per vivere da vicino la forte spiritualità che da secoli queste genti si tramano di generazione in generazione.
Nata come festa riservata ai membri che fanno parte del corpo Guide, nel tempo ha assunto connotati molto più aperti: i festeggiamenti per le attività del Corpo Guide Alpine di Alagna sono molto sentiti e partecipati anche da persone non del posto.
L’organizzazione, nata nel 1872 con il patrocinio del CAI di Varallo (la seconda sezione creata in Italia dopo quella di Courmayeur), comprende oggi circa 40 Guide ed è uno dei simboli della valle poiché rappresenta l’amore dei suoi abitanti per le sue montagne, la devozione verso la “montagna come maestra di vita” nonché un modo per celebrare il passato glorioso delle conquiste delle vette del massiccio del Rosa che si riflette nel presente, ricco di attività e proposte per tutti gli amanti della montagna.
La Sagra della Miaccia è una manifestazione tradizionale in località Rimasco divenuta famosa ben oltre i suoi confini. Di solito si svolge il 16 agosto. La Miaccia è uno degli alimenti tipici dell’alta Valsesia e la sua preparazione è nota dai documenti sin dal XV secolo. Si tratta di una cialda fatta con farina bianca, latte e uova, cotta sul fuoco con un apposito utensile formato da due piastre rotonde di ferro con lunghi manici. Esiste la doppia variante di impasto, più croccante o morbida, eventualmente farcita con toma e salumi o marmellate
Ogni anno, la prima domenica di ottobre, si svolge la Fiera del Bestiame di Campertogno, con raduno delle mandrie in località Gabbio, presso il campo sportivo, che rappresenta l'appuntamento conclusivo della stagione di monticazione estiva delle mandrie di bovini, ovini, caprini ed equini negli alpeggi di Campertogno e dei paesi vicini.
Si possono ammirare dal vivo gli animali in un area appositamente dedicata alla loro sosta.
Un mercatino a tema di prodotti enogastronomici locali e di prodotti artigianali e tipici di montagna fa da corollario all'evento.
Si svolge a giugno e si tratta di un evento particolarmente amato dai valsesiani così come dai turisti. Il “Sentiermangiando” nasce nel 2001 con l’idea di valorizzare gli antichi sentieri che circondavano il paese prima della costruzione della strada carrozzabile.
L’evento, dunque, consiste in una passeggiata ad anello tra le belle frazioni di Fobello, durante la quale si può godere della bellezza della natura, sostando a tappe negli stand enogastronomici posti lungo il percorso. Una formula vincente che è da sempre imitata, senza egual successo, in altri paesi e che ogni anno richiama folle di partecipanti. Un momento particolare per poter sentir vivere un territorio noto come “silenziosa Valmastallone”.
Non si conosce esattamente l’origine di questa antica usanza che coinvolge gli abitanti di Rimella e Fobello. La leggenda narra che, durante un rigido inverno, la comunità di Rimella rimase senza provviste e gli abitanti di Fobello giunsero in aiuto con del cibo.
L’anno successivo fu la comunità di Fobello a ritrovarsi in difficoltà e i Rimellesi, ricambiarono gli aiuti a propria volta. Un’altra tradizione vuole che, in un tempo molto lontano, a seguito di una lite tra pastori dei due paesi si decise di far pace attraverso lo scambio del Pane Benedetto: così, nel giorno dell’Ascensione, i Fobellesi si recano a Rimella per ricevere il pane, mentre la domenica successiva alla Pentecoste sono i Rimellesi a recarsi a Fobello.
È l’evento più caratteristico e di richiamo del settembre valsesiano: si svolge a Gattinara, patria del celeberrimo vino nebbiolo DOCG, sede di numerose quanto prestigiose Cantine e di una rinomata Enoteca Regionale.
La Festa dell’Uva è certamente il momento più importante per celebrare la ricchezza degli antichi vigneti coltivati sulle colline che cingono il paese. La formula è quella della mostra-mercato accompagnata da eventi collaterali come mostre, visite guidate, degustazioni, dimostrazioni sportive e, soprattutto, gustosi pranzi e cene nelle diverse taverne (“tabine”) dove sono preparati speciali menu esaltati dal vino locale. L’evento si conclude con una seguitissima ed entusiasmante competizione di corsa con le botti.
Nata nel 1984, questa particolare manifestazione trasforma il paese in una sorta di “museo delle rappresentazioni” della Natività: lungo le vie del paese ogni angolo, giardino, porticato, davanzale diventa luogo adatto all’esposizione degli allestimenti, tutti rigorosamente curati dagli abitanti di Postua. La manifestazione dedicata alla Natività è cresciuta fino a raggiungere il record di 200 allestimenti nell’edizione del 2019.
Dal 1994 si svolge a Quarona in frazione Doccio nell’ampia area verde del Gabbio, la più importante fiera zootecnica ed agricola della Valsesia, annuale appuntamento per allevatori e pastori con l’arrivo di mandrie e greggi sin dal mattino.I sempre numerosi allevatori provenienti dai pascoli e dagli alpeggi per la transumanza di fine stagione, ravvivano il grande evento per tutta la giornata.Molti gli appuntamenti e intense le attività che si svolgono nella giornata.La Mostra-Meeting Interprovinciale della Razza Bruna con capi bovini provenienti dal territorio della provincia Vercelli, con sfilata e valutazione degli esperti dei migliori soggetti delle varie categorie, con il coinvolgimento del pubblico nelle valutazioni.Per gli appassionati di cavalli un’area apposita accoglie addetti ed appassionati con dimostrazioni e intrattenimenti, con una zona dedicata ai bambini per provare l’emozione della sella.Anche un’area cinofila ove si svolge la rassegna dei Cani da Pastore di Razza Oropa, animali da lavoro di cui si sta cercando di recuperarne l’antica genealogia. Grandi attività alla “Fattoria dei Bambini’ con i giochi e le attività promosse dalle fattorie didattiche della Valsesia. Fin dal mattino i bambini potranno cimentarsi con i lavori manuali, la produzione del formaggio e i lavori dell’apiario con l’Associazione Apicoltori, imparare le tradizionali produzioni tipiche della valle come l’intaglio del legno, l’uso del telaio ed il famoso Puncetto Valsesiano. Nell’ampia area dedicata al settore forestale si svolgono attività con dimostrazioni di macchine ed attrezzature e gare di triathlon del boscaiolo.
Il pellegrinaggio ricorda il medesimo tragitto percorso dal carro di vitelle che trasportò il corpo esanime di Panacea, la pastorella martirizzata dalla matrigna nel 1383 e invocata come patrona della Valsesia, da Quarona a Ghemme, paese natale della mamma. Oggi come allora, nella prima domenica di maggio i devoti si mettono in cammino seguendo un tragitto di circa 28 km. I quaronesi portano in dono alla pastorella un grande cero dipinto a mano e ricevono dai ghemmesi il “pane dell’amicizia” e il vino benedetto.
In frazione Chiesa di Rimella si svolge la seconda domenica di ottobre la Fiera del bestiame con esposizioni di mandrie di bovini, ovini e caprini e con possibilità di gustare tipici prodotti d’alpeggio e della tradizione enogastronomica valsesiana.
Nell'area sono presenti anche bancarelle di artigianato locale, puncetto, scapin (calzatura tipica), e oggettistica in legno. Zona ristoro a disposizione dei visitatori.
Varallo si conferma “capitale” della Valsesia per il numero di manifestazioni storiche conservate.
La prima in ordine di notorietà e importanza è certamente l’Alpàa, una grandiosa mostra-mercato che anima l’estate valsesiana nelle settimane centrali di luglio. Nata nel 1977 con l’intento di promuovere e valorizzare il territorio e il suo straordinario patrimonio di tradizioni alpestri, artigianali, artistiche e culturali, l’Alpàa si è affermata come manifestazione di grande rilievo, in grado di creare un indotto di oltre 100.000 presenze ogni anno.
Il successo dell’Alpàa, il cui nome richiama la festa dei pastori che scendevano a valle per dare vita al mercato dei prodotti della montagna, viene dalla formula originale che coniuga alla mostra mercato eventi collaterali quali, ad esempio, mostre, visite guidate, concerti di musica classica nei cortili interni dei palazzi delle Contrade Storiche, dimostrazioni sportive e di folklore.
Punto di forza sono i concerti gratuiti che si svolgono nella piazza principale della città dove, nel corso degli anni, si sono esibiti artisti di rilievo nazionale ed internazionale come Lucio Dalla, Fiorella Mannoia, i Pooh, Antonello Venditti, Pino Daniele, Gianni Morandi, Cesare Cremonini, Giusy Ferreri, Morgan, Malika Ayane, Raf, Giorgia, Gianna Nannini, Loredana Bertè, Francesco de Gregori, Irene Grandi, Max Pezzali, Natalie Imbruglia, Al Bano, Gino Paoli, Mario Biondi, Paola Turci, Max Gazzè e tanti, tanti altri ancora.
Ogni anno si può consultare il programma della manifestazione sul sito del Comitato Alpàa di Varallo all’indirizzo: www.alpaa.org.
La Domenica delle Palme si svolge l’antico rito della processione “delle Sette Marie” (o pie donne), sette giovani ragazze di origini varallesi vestite con austeri abiti bianchi e neri di foggia spagnoleggiante arricchiti di collane di granati color porpora che si dirigono verso il Sacro Monte portando una grande e pesante croce di legno, accompagnate dai confratelli delle chiese di Varallo, dai bambini nei panni di Gesù, Maria, Giuseppe e altri personaggi della storia sacra, da autorità cittadine e dalla banda.
Nel lunedì successivo alla Pentecoste, invece, le vie di Varallo vengono attraversate dalla processione della Madonna Incoronata che si svolge dal 1633. In quell’anno, infatti, la popolazione di Varallo fece scolpire una bellissima statua della Vergine che venne portata in processione tra le vie cittadine, poi incoronata con una simbolica corona d’argento “Regina della città” per ringraziarla di aver preservato Varallo dalla peste che in quegli anni imperversava in tutta Europa. Il prezioso simulacro viene portato sulle spalle dai Confratelli del Santissimo Sacramento (che hanno sede nella Collegiata) e viene preso in consegna dai Confratelli della Santissima Trinità (che hanno sede nella chiesa di San Giacomo) al centro del ponte Antonini, per poi continuare la processione attraverso le vie di Varallo. Al ritorno nella Collegiata, dove la statua è conservata, lo scambio tra i confratelli avviene nuovamente a metà del ponte.
Il Concorso Internazionale “Valsesia Musica” è nato nel 1981 con lo scopo di promuovere nuovi talenti musicali valsesiani e non. La manifestazione testimonia l’amore della valle per la musica. Esso si suddivide in tre appuntamenti annuali: il primo, in maggio, dedicato al violino e all’orchestra, così come il secondo, in giugno; il terzo, in settembre, dedicato al pianoforte, al canto, all’opera e al lieder.
Carcoforo, Ferrate, Rimasco, San Giuseppe e Rima: i cinque paesi dell’alta Valsermenza da oltre un secolo organizzano a turno, durante le festività natalizie, una gara di tiro al bersaglio con il fucile alla quale erano invitati, sin dalle origini, anche gli abitanti dei paesi vicini. Il programma della manifestazione è rimasto pressoché immutato: dopo la gara di tiro seguono i banchetti del pranzo sociale, le premiazioni, canti, brindisi e balli in allegria.